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Travaso

Cenacolo poetico




Travaso

 

Se ne sta nel mio seno

come in quello di Dio.

 

Un mistico travaso

lo lega al mio vaso,

senza perdere il suo.

 

Cresce respirando la grazia

che mi trabocca dal cuore.

 

È dentro di me,

ed io sono piena di lui,

colma come un gheriglio nel guscio.

 

Mutuo darsi dell’uno nell’altro:

di madre e discepola, il mio,

di figlio e maestro, il suo.

 

E così, per un insondabile moto divino:

le nostre come un’anima sola,

per questa notte e

per un’altra ancora.

 

 Luigi Razzano

 


Iconologia poetica

 

Travaso[1] è un tuffo nel cuore di Maria, colta nel momento in cui medita sul misterioso intervento con cui lo Spirito ha posato in lei il seme del Verbo. Ancora attonita per quest’insolito, quanto unico, evento divino, si ritrova a intessere un mutuo rapporto col figlio, in un clima mistico che la fa sentire totalmente impregnata di grazia, al punto da sentire il battito vitale di Dio nel suo seno: “È dentro di me, / ed io sono piena di lui, / colma come un gheriglio nel guscio”. Un’immagine questa che non lascia spazio al proprio io, pienamente conforme a quello del figlio, del quale, benché madre, si percepisce, al contempo, sua discepola e maestra: discepola del suo vangelo che ella intuisce già profilarsi sulle sue labbra; maestra perché sa di doverlo educare alla vita umana, al pari di ogni bambino. Quel mistero che lei cerca di scrutare si rivela invece come “un insondabile moto divino” che al di là dell’apparente idillio gli prospetta già le notti di dolore, destinate a rendere le loro anime una sola cosa.

 


[1] È una poesia tratta dalla raccolta di L. Razzano, Poëticae Mater, Guido Miano Editore, Milano 2021, 21.

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