Sposi
- don luigi
- 2 apr
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Cenacolo poetico

Sposi
Ricordi?
Quella sera d’estate
lungo la riva del fiume
quando, passeggiando,
d’intesa ci scambiammo gli sguardi
e pieni di luce
repentino tra noi l’ardore
accese come un fuoco l’amore;
lo stesso che ancora
brucia rovente nei cuori.
“Per sempre!” –
mi dicesti –:
“Pronti a morire
l’uno per l’altro”.
Ed io, solerte,
a quest’ineffabile appello,
reclinando lo sguardo,
annuii senza proferire parole,
e mai più loquente
fu quel silenzio
scaturito dal cuore.
Poi, come la piena d’un fiume,
giunse agognato quel sì:
il tuo col mio,
tesi, all’unisono,
verso l’unico corpo:
dell’uno nell’altro
in una pericoresi d’amore
che traboccante ci tolse
il respiro dal cuore.
Che mai sarà –
ci dicemmo –
la mia vita e la tua,
dove più della spola
corre veloce l’amore,
e da questo telaio del tempo
tessendo, ora,
andiamo la storia,
mentre la Vita
si dipana tra noi.
Luigi Razzano
Iconologia poetica

Sposi è la dichiarazione d’amore tra due coniugi che, in un momento di gratuita intimità, fanno memoria del loro primo incontro, durante il quale ripercorrono il modo con cui “l’ardore” che ciascuno provò immediatamente per l’altro, “accese come un fuoco l’amore; / lo stesso che ancora”, nonostante il tempo, “brucia rovente nei cuori”. Entrambi ricordano come da quella dichiarazione reciproca scaturì la decisione di essere “Pronti a morire / l’uno per l’altro”, alla quale lui aderisce con un gesto inconsueto: “reclinando lo sguardo, / annuii senza proferire parole / e mai più loquente / fu quel silenzio / scaturito dal cuore”. Questa reciproca disponibilità prospetta davanti a loro una vita matrimoniale dove ciascuno, come l’ordito e la trama, si ritrovano intrecciati dalla “spola” che tesse l’arazzo della loro storia, su cui si va delineando il profilo di una nuova forma d’amore: quella “pericoretica” (termine teologico coniato per indicare la specifica relazione interpersonale dell’amore trinitario), che in questo caso sta a indicare quella reciproca integrazione relazionale, tipicamente cristiana, per mezzo della quale l’uno non vive più per se stesso, ma per l’altro e nell’altro. Pervasi da questa rinnovata relazione d’amore i due si scoprono “tesi, all’unisono, / verso l’unico corpo / dell’uno nell’altro”, predisponendosi così a realizzare quell’ideale mozzafiato, propriamente biblico, secondo il quale “l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno una sola carne” (Gen 2,24; Mc 10,6-9).
Un’immagine matrimoniale decisamente controcorrente quella che merge da questo componimento poetico, rispetto alle diverse forme di convivenza che si vanno delineando nell’attuale panorama socio-culturale, spesso caratterizzate da un egocentrismo che preclude ogni possibile trascendenza individuale e relazionale. Eppure i drammatici epiloghi matrimoniali a cui assistiamo quotidianamente non fanno che prospettare l’urgenza di una rinnovata relazione d’amore, che al di là di ogni etichetta religiosa o formalismo morale, propone una spiritualità matrimoniale che nel pieno rispetto della rispettiva personalità, predispone alla pienezza della loro unità. Riletto in questa luce la vita matrimoniale diviene come un “telaio”, dove le relazioni quotidiane si costituiscono come un riflesso della “Vita” divina che “di dipana” tra i due (cf. Mt 18,20).




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