Silenzio
- don luigi
- 25 set 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Cenacolo poetico


Silenzio
Più della brezza
questa sera
s’ode nell’aria
il silenzio
che viene giù dal pendio,
come un fruscio di cielo,
sussurrando quiete
tra le fronde del cuore.
Chi mai ha parole
per dir quest’istante di pace?
Semmai in parole
può tradurne l’essenza.
Esso viene!
Da dove nessuno lo sa,
e perché mai
raggiunge il tuo cuore.
Per questo quand’accade nell’oggi
parla basso
chè il silenzio
si dice in silenzio.
Luigi Razzano
Iconologia poetica
Il silenzio è, oggi, una delle dimensioni più confinatedella nostra cultura, relegato com’è ai margini della vita sociale, sempre più invasa da rumori. Rumori provenienti dalle fonti urbane, come il traffico stradale, ferroviario, aereo, marittimo; dei centri produttivi, come la piccola e media impresa artigianale, fino alla grande industria; o ancora dei servizi ed esercizi pubblici o privati. Rumori provenienti dalle diverse attività ricreative e musicali, come discoteche, piano bar, spettacoli all’aperto, quasi tutti caratterizzati da toni, timbri e ritmi sempre più rumorosi. Perfino la notte, solitamente associata al silenzio, è intervallata da irritanti fuochi pirotecnici, una volta effettuati solo in circostanze particolari. E che dire poi della movida: un fenomeno che genera una diffusa e tesa insofferenza nei sostrati più nascosti della nostra psiche. L’esilio del silenzio. È forse questo il titolo più espressivo del nostro tempo.
Da dove nasce questo atteggiamento di repulsione nei suoi confronti? E perché mai preferiamo ad esso i rumori? Che si voglia o no, il silenzio c’è! È una dimensione costitutiva della vita. Ma se così stanno le cose, come mai,oggi, abbiamo tanta paura di entrare in sintonia con esso? Perché facciamo di tutto per reprimerlo, specie in quelle rare volte che emerge da noi o dall’ambiente intorno a noi? Che forse lo percepiamo come cifra di quel vuoto esistenziale che genera paura, smarrimento, precarietà psichica e spirituale? Senza dubbio il silenzio è un riflesso della nostra vita interiore, o quanto meno un luogo dove abbiamo la possibilità di incontrare noi stessi, perciò quando lo colmiamo di rumori è segno che intendiamo evitare o camuffare la nostra vera identità. Che dire allora: la paura del silenzio è segno che abbiamo paura di noi stessi, o forse di quell’Oltre di cui il silenzio è rivelativo? Sta di fatto che – quelle poche volte che lo lasciamo emergere – esso ci interpella e ci invita a scavare nelle sue profondità, per cercare quello senso della vita di cui è latore. Il silenzio è un pensiero tacito che abita inespresso dentro di noi. Esso viene da lontano e attende la nostra parola per dirsi a noi. Per questo esso non è mai vuoto e non è neppure assenza, come può apparire a primo acchito, ma è sempre colmo di quella Presenza mistica, carica di significato,che necessita però di essere interpretata. Un’operazione questa che si dà a condizione che noi impariamo a conoscere e usare il suo linguaggio. Il silenzio è discreto, ma non è muto. Il suo linguaggio è silente, ma fortemente espressivo ed evocativo, “per questo quand’accade” occorre fare silenzio, creare cioè quel clima di tranquillità interiore che consente di interagire con esso. È a questo livello che il silenzio comincia a darsi e a rivelarsi. Non esistono “parole capaci di tradurne l’essenza”. Neppure la mistica che ne è la principale interprete, sa giungere fino a tanto. Il silenzio è il solo linguaggio di cui dispone silenzio. Più che un linguaggio il silenzio è una condizione di “quiete”, che arreca con sé uno stato d’animo di “pacificazione” interiore. Uno stato che il poeta sperimenta, in questo caso, gratuitamente, durante una sera d’estate, quando inondato da una delicata “brezza” vespertina, avverte dentro di sé, “un fruscio di cielo”, proveniente “giù dal pendio”,“sussurrando quiete / tra le fronde del cuore”. A dire il vero si tratta di fenomeno sovente che il poeta riferisce di aver sperimentato ogni qualvolta amava sostare seduto sul balcone di casa, posto in corrispondenza del pendio collinare, sul quale la casa era situata. Da qui la circostanza favorevole che dà origine alla sua poesia e alla sua riflessione sul silenzio: “Chi mai ha parole / per dir quest’istante di pace? / Semmai in parole / può tradurne l’essenza. / Esso viene! / Da dove nessuno lo sa / e perché mai / raggiunge il tuo cuore”. Ma quando accade “parla basso / chè il silenzio / si dice in silenzio”.
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