Nomadi di verità
- don luigi
- 6 gen
- Tempo di lettura: 3 min
Cenacolo poetico

Nomadi di verità
Vengono dall’Oriente
viaggiando sulle ali dell’aurora
e vanno senza indugio
oltre le dune della storia.
Animati dall’amore
trascendono se stessi,
finché nel Verbo
non trovano
la luce della vita
che appaga in loro
la sete d’infinito.
Luigi Razzano
Iconologia poetica

Nomadi di verità è la poesia dedicata a tutti quelli che nella loro vita sono costantemente alla ricerca della verità e nutrono nell’anima un’incontenibile “sete d’infinito”, per appagare la quale sono disposti a “trascendere se stessi”, e a gettare lo sguardo oltre l’orizzonte della loro esistenza terrena. In un contesto culturale come il nostro, tutto ripiegato all’interno di un sapere immanente, simili figure sembrano utopiche, avulse dalla realtà; eppure, forse mai come oggi, essi costituiscono l’emblema di un ideale di vita quanto meno necessario e fondamentale, per uscire dalle pieghe di questo egotismo imperante che assurge l’io agli onori di un dio assoluto e dominatore su tutti e su tutto. Al di là dell’immagine suggestiva con cui vengono qualificati, i Nomadi sono evocativi di una indiscutibile veracità: l’“Oriente” da cui essi provengono e “le ali dell’aurora” su cui viaggiano, rimandano inevitabilmente al moto originario e autentico dell’amore per la Sapienza e alla luce intellettiva e spirituale che ne scaturisce con la quale illuminano l’esistenza di ogni persona, indipendentemente dalla sua sensibilità culturale e spirituale. Per la loro capacità di non lasciarsi condizionare dalle “dune (mode) culturali” che si susseguono nella “storia”, vengono considerati vere e proprie ‘oasi di riferimento’, per quanti, come loro, si pongono alla ricerca della verità nelle ‘acque desertiche’ del nichilismo e del relativismo in cui navigano.
La loro immagine sembra evocare quella dei Magi, del noto episodio evangelico di Matteo 2,1-12, e non è escluso che questo racconto costituisca la fonte ispirativa e l’ideale della loro stessa sete di conoscenza che li porta a valicare i confini della sapienza umana e sfociare in quella divina. In questo senso l’onestà intellettiva e spirituale con cui conducono la loro ricerca è un monito per la nostra intelligenza scientifica, considerata ancora in termini illuministici. Per questo motivo essi non possono non interpellare i ricercatori di ogni sapere umano. “Animati dall’amore”, essi pur disponendo di una sapienza astronomica, non esitano a lasciarsi interpellare dalla Stella delle Sacre Scritture e a lasciarsi illuminare l’intelligenza dalla luce della rivelazione divina. La capacità con cui penetrano il mistero di Dio, non è certamente un’operazione facile, perché la verità di Dio non è mai palese ed evidente. Al contrario essa appare a prima vista insignificante, fragile, piccola, appena visibile come un granello di senape, inerme, esattamente come il bambino che incontrano, dinanzi al quale scoprono che la verità non è un concetto astratto, ma una persona vivente, sebbene povera, fragile e debole. La loro è una verità vitale, rivestita di umanità, che tuttavia si dischiude ai loro occhi come “Verbo” di Dio, nel quale hanno colgono la ragione, il principio e il senso “che appaga la loro / la sete d’infinito”. Essi diventano così l’emblema di quello slancio divino che inabita tacitamente nel cuore di ogni uomo e donna e li muove ad uscire fuori di sé per trovare nell’a/Altro da sé la pienezza e il compimento della loro esistenza. Più che mai essi ci invitano ha scrutare l’universo del nostro cuore e a intuire i presupposti per una nuova scienza dello spirito: l’astronomia dell’amore, per formulare la quale è necessario consegnare tutta la nostra intelligenza.
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