Natura naturans
- don luigi
- 12 mar
- Tempo di lettura: 2 min
Cenacolo poetico

Natura naturans
Come gli alberi
le foglie,
così le madri
donano i figli alla terra;
ch’essi, di pari,
come semi
posati tra zolle,
sbocciano
perpetuando nel tempo
le loro radici.
Luigi Razzano
Iconologia poetica

Natura naturans è l’espressione latina con la quale viene definito il processo rigenerativo della Natura e in particolare quel “perpetuo” rinnovamento di sé che dà origine allo straordinario evento che è la Vita, grazie alla quale tutti, per una ragione che trascende la nostra stessa ragione, viviamo ed esistiamo, ad essa apparteniamo e della sua materia noi siamo (cf. At 17,28). Mater materiae: ecco ciò che fa del Cosmo e dell’Umanità una sola cosa. Un processo questo che colto nella sua essenza più originaria e recondita si presenta caratterizzato da un’intrinseca e ineludibile dimensione trascendente, che purtroppo molto spesso, oggi, condizionati come siamo da una cultura scientista, siamo indotti ad escludere dalla nostra visione del mondo a favore di quella immanentista. La mancata coscienza di questa dimensione – che si manifesta nella più assoluta discrezione – ci impedisce molto spesso di cogliere il carattere prodigioso e gratuito della Natura e della Vita. Da qui l’oltraggio ecologico che ne deriva a livello globale. Sprezzanti di questo epilogo, molte attività imprenditoriali, supportate da una politica tesa a un capitalismo selvaggio, e da economie sempre più spregiudicata rischiano di condurre la Madre Terra a una situazione irreversibile. Più che mai s’avverte l’urgenza di recuperare non solo il rapporto con la Natura, ma anche con la sua memoria ecologica.
Nel tentativo di favorire questa rinnovata sensibilità verso la Natura, il poeta invita a contemplare la sua perpetua rigenerazione nel tempo attraverso il costante susseguirsi delle stagioni, specie quella dell’Autunno, durante la quale assistiamo a quel mesto e malinconico fenomeno della caduta delle foglie, che apparentemente sembra interrompere la vita, ma che in realtà la sta preparando alla sua rinascita primaverile. Allo stesso modo degli alberi anche le madri danno vita ai loro figli e questi, come le foglie, giunti alla loro maturità, si staccano dai rami non già perché muoiono, bensì perché “come semi / posati tra zolle”, “sbocciano”, per dare origine a nuovi alberi, “perpetuando / nel tempo, / le loro radici”. Grazie a questo processo anche i figli, come le foglie, devono cadere per formare quell’humus che garantisce la continuità.
Il senso della poesia potrebbe essere racchiuso entro questo orizzonte naturalistico, e invece le metafore poetiche adoperate dall’autore si rivelano capaci di sprigionare un’intrinseca forza trascendente, evocativa di quel processo di rinnovamento che va oltre la Natura stessa, rendendola in questo modo metafora della risurrezione.

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