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L’ora dell’ascolto

Cenacolo poetico




L’ora dell’ascolto

 

Calmo è il mare

e il vento s’adagia

nell’aria senza moto.

 

S’imbrunisce il cielo

e la luce si tinge d’ocra.

 

Toni caldi colorano quest’ora

d’un mistico silenzio:

è l’ora dell’ascolto!

 

Al pontile ormeggiano le barche,

ed esse come le parole mie

senza un alito che l’ispiri.

 

È sera,

e come il pescatore

attendo Dio.

 

 Luigi Razzano

 

Iconologia poetica

 

L’attesa, con cui la poesia esprime l’atteggiamento del pescatore – colto nel momento in cui rimane in attesa dei pesci – è un tema tipico dell’Avvento, più specificamente è l’atteggiamento proprio di chi vive la fede come attesa del Cristo che viene nella parusia[1]. In questo senso tutta l’esistenza storica del credente, come quella del pescatore viene vissuta all’insegna dell’attesa. Il pescatore non ha altro di cui vivere, se non dei pesci che lui spera di prendere. Allo stesso modo il credente non ha altro per nutrire la speranza della sua fede se non quella di essere esaudita dal Cristo che viene. Ma il Cristo verrà nella notte, ovvero nel tempo in cui la fede può essere attraversata da una crisi di sonno, che può perfino obnubilare la sua vista e la sua coscienza. Da qui l’esigenza di vegliare, per impedire che il pescato vada perduto. Nel caso della poesia, tuttavia, sembra di assistere a una sorta di anticipazione escatologica. La misteriosa presenza di Cristo viene percepita, infatti, già all’imbrunire, in quell’ora della sera in cui l’aria si tinge d’una luce d’orata, che pare prefigurare quella del Cristo glorioso. In realtà questa sorta di anticipazione è già realmente accaduta nell’evento della Trasfigurazione di Cristo, a partire dal quale tutto il creato viene gradualmente trasfigurato. In questo processo di profondo rinnovamento interiore ed esteriore, ogni cosa: la pesca, i pesci, la terra lontana, il mare, il cielo sembrano entrare in un clima di “mistico silenzio”, dove tutto appare così calmo, da poter essere confuso con l’assenza stessa di Dio. Ma quello che potrebbe essere percepito come un abbandono di Dio (le barche e le parole prive di vita), è in verità “l’ora dell’ascolto” della sua Parola. Ed è in quest’“ora” che accade l’incontro decisivo della vita.


[1] Parusia è un termine di origine greca dove indica la “presenza del divino nella realtà terrena”. Nei libri del Nuovo Testamento viene usato per indicare la venuta di Cristo alla fine dei tempi.

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