Alba isclana
- don luigi
- 5 set 2024
- Tempo di lettura: 2 min
Cenacolo poetico


Alba isclana
Radioso sguardo di luce
s’apre come il sole all’orizzonte
e da questo mistico silenzio d’aurora
come il cielo all’alba
il cuore s’illumina d’eterno.
Luigi Razzano
Iconologia poetica
Alba isclana è una poesia scritta durante una straordinaria esperienza di luce fatta recentemente sull’isola di Ischia, dove mi ero recato per un periodo di riposo. Una notte, mosso da un intenso moto poetico, mi destai dal sonno col desiderio di assistere ad un’alba isclana. Recatomi quand’era ancora buio sul ponte che lega l’isola al Castello Aragonese, attesi, in solitario silenzio, quel momento così delicato, suggestivo ed ispirativo per il mio il profilo poetico. Dinanzi a quel singolare spettacolo luminoso che lentamente si andava profilando di fronte a me – e forse ancora più in me – rimasi intimamente catturato, come di solito mi accade per quei fenomeni naturali dal sapore mistico e religioso. Non resistetti all’impulso, quasi istintivo e travolgente, di tradurre in versi quel momento così suggestivo. Da quel moto così impetuoso ne è scaturita una quintina che riletta col senno del dopo, sembra preannunciare quello che m’attendeva da lì a poco.
Qualche giorno dopo, infatti, venni invitato dalla comunità ischitana che m’ospitava, a celebrare la festa liturgica di Maria Regina dell’Universo, sul sagrato della piccola e diroccata cappella di sant’Anna, collocata nella zona di Cartaromana, quasi in corrispondenza del livello del mare. È tradizione che questa liturgia venga celebrata proprio durante l’aurora. E avvenne che avevamo da poco iniziato la celebrazione, quando improvvisamente dall’orizzonte cominciarono a irraggiarsi nel cielo i primi raggi di luce. Rimasi letteralmente abbagliato, al punto da non distinguere neppure le persone di fronte a me e, ancora meno, le parole dei testi liturgici. Quella rinnovata esperienza di luce mi riportò immediatamente al giorno prima, quando ancora inconsapevole di quello che avevo scritto, ne compresi pienamente il significato. Questa volta però a fare da sfondo non c’era solo il Castello circondato dall’aura della luce aurorale, ma la liturgia di lode della regalità mariana, che mai come in quella circostanza mi parve di cogliere in tutto il suo splendore. È su questo sfondo tutto mariano che mi piace rileggere la poesia, convinto di darne la giusta prospettiva poetica e teologica: “Radioso sguardo di luce / s’apre come il sole all’orizzonte / e da questo mistico silenzio d’aurora / come il cielo all’alba / il cuore s’illumina d’eterno”.
Non so se questo breve componimento preannuncia quell’universale processo trasfigurativo di cui parla san Paolo nella lettera ai Romani, nel quale vede convolta l’intera “creazione che attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio, la quale nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio” (cf. Rm 8,19-21), ma se esso mi ha come predisposto a vivere più intensamente la liturgia regale di Maria, perché non ritenerlo prefigurativo di quella gloria divina che riguarda l’intero creato?
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