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Poeti di speranza

Cenacolo poetico

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Poeti di speranza

 

Stanno i poeti

con lo sguardo

volto all’orizzonte,

là dove nitido si staglia

il senso della vita,

mentre, di qua dell’oltre,

il cielo nutre in loro

l’attesa d’un futuro,

ch’essi, come profeti,

vedono già compiuto

nell’oggi della storia.

 

 Luigi Razzano


Iconologia poetica

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La speranza, nell’attuale contesto culturale, sembra essere un atteggiamento per pochi illusi e ingenui, eppure se consideriamo gli angoscianti epiloghi esistenziali provocati dalla prolungata stagione nichilista, s’avverte più che mai urgente un suo recupero. Ma in chi o in cosa possiamo sperare? La domanda, pur evocando una kantiana memoria, fa luce invece sulla questione più drammatica da risolvere: il relativismo. La sua professione, specie a livello morale ed esistenziale, impedisce di trovare una soluzione univoca. Per alcuni, infatti, essa viene limitata a un orizzonte immanente della vita, per altri, invece, essa proietta lo sguardo verso un’Oltre, capace di trascendere la realtà sensibile. L’autore della poesia non definisce l’oggetto della speranza né l’identità della trascendenza, lasciando in questo modo il lettore libero di qualificarla con l’essenza più conforme alla propria sensibilità culturale e spirituale, sebbene non esclude il suo carattere divino, come lascia intendere il riferimento al “cielo che nutre” “l’attesa” verso “un futuro” escatologico. Comunque intesa la speranza costituisce l’atteggiamento con cui ogni persona si sforza di “volgere lo sguardo” verso quella realtà che dà “senso alla vita”. Così compresa essa costituisce la virtù più peregrina, nel senso etimologico del termine, ovvero di ciò che fa cogliere la propria esistenza come quella di un viandante, teso costantemente verso la meta; ma anche quella più silenziosa, come traspare dalla poesia, nella quale non viene mai menzionata. È bello immaginare dei poeti che trovano qui il motivo della loro missione nel mondo, che fanno cioè della loro poesia una profezia, con la quale lasciano intravedere già nel presente la pienezza e il compimento dell’esistenza. Come non ricordare, a questo riguardo, il passo paolino della lettera ai Corinzi, là dove intravedendo il futuro escatologico della storia ne coglie il compimento e ne esprime la pienezza con un’espressione memorabile: “finché Dio sia tutto in tutti” (1Cor 15,28).

Una missione, dunque, più che mai attuale quella dei poeti, specie se consideriamo ciò che papa Ratzinger, riprendendo il Concilio Vaticano II, disse agli artisti nel 2009: “Questo mondo nel quale viviamo ha bisogno di bellezza per non cadere nella disperazione”. E cos’è la bellezza se non uno sguardo animato dalla speranza e dalla fede in una verità che dà senso all’esistenza. Un’eredità questa che anche che papa Francesco, sebbene impossibilitato personalmente, ha voluto riconsegnare agli artisti, in occasione dell’attuale Anno Giubilare: “La vostra missione è … rivelare la verità … nascosta nelle pieghe della storia”. Il compito del poeta è allora quello di “trasformare il dolore in speranza”. Il che significa saper intercettare il grido di disperazione che sale dal cuore dell’umanità e tradurlo in opere capaci di generare speranza. Per questo i poeti sono animati dallo stesso sguardo dei profeti, sempre “volto all’orizzonte / là dove nitido si staglia /il senso della vita / … ch’essi / vedono già compiuto / nell’oggi della storia”.

 

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