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Notte d’amore

Cenacolo poetico

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Notte d’amore

 

Come un amante

sedotto dall’amata

vivo in attesa di posarmi

sul suo talamo d’amore,

mentre mi sussurra parole

di mistico silenzio.

E lì, tra le braccia sue di seta

bramo di perdermi

nel suo respiro.

E rimaner così:

d’incanto,

fino all’alba,

per tutta questa

notte di follia

che la vita.

 

 Luigi Razzano

 


Iconologia poetica

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G.L. Bernini, Estasi di Santa Teresa d'Avila (1647-1652), Cappella Cornaro - Chiesa di Santa Maria della Vittoria, Roma (part.)

Un’immagine ardita quella che traspare da questi versi carichi di passione amorosa. Ascoltandoli pare di sentire nell’aria gli echi del Cantico dei Cantici e soprattutto il profeta Geremia, quando evocando la sua chiamata, parla di Dio in termini di un cuore ardente d’amore che sfiamma da tutti i suoi ventricoli, benché questo amore gli comporta una serie innumerevoli di sofferenze (cf. Ger 20,7-9). E in effetti le analogie tra l’amore umano e quello divino sono innumerevoli. Anche Dio “seduce” con un amore inebriante e irresistibile, sebbene riguardi soprattutto lo spirito. Tuttavia ciò non gli impedisce di essere attraversato dagli stessi sentimenti ed emozioni che scaturiscono dall’amore tra un uomo e una donna. Il profeta Osea fa di questa immagine sponsale la parola chiave della relazione tra Dio e il suo popolo. Lo scultore G.L. Bernini la traduce in una straordinaria opera seducente che ritrae l’Estasi di Santa Teresa d’Avila. Ed è interessante notare come i mistici, nell’esprimere questi momenti così intimi, non facciano mistero, nell’usare un linguaggio che talvolta rasenta la forma più pura dell’erotismo umano. Gli stessi Padri della Chiesa, pur consapevoli dei rischi sensuali a cui andavano incontro, non hanno esitato a inserire nel Canone biblico un libro passionale come il Cantico dei Cantici, tanto evocative dell’amore divino sono le sue immagini.

Forte di questo passato letterario biblico e artistico il poeta si spinge a descrivere i momenti che precedono la sua “notte di follia” … con Dio: “Come un amante / sedotto dall’amata / vivo in attesa di posarmi / sul suo talamo d’amore”. È il desiderio di ogni mistico entrare nella stanza nuziale di Dio e lì consumare con lui quella relazione d’amore che tesse con ognuno di noi. In quell’attesa eccitante non può fare a meno di ricordare le emozioni che Dio stesso gli fa già provare mentre gli “sussurra parole / di mistico silenzio”. Solo quando si crea una perfetta unità, gli amanti si capiscono con gli sguardi intensi, senza proferire parole. Allo stesso modo Dio parla col silenzio e nel silenzio. Sta all’amato comprendere i pensieri che Dio elabora nel suo cuore. Circondato da questo vortice d’amore tenero, morbido, soffice come la “seta”, alla quale paragona la pelle della braccia dell’amata, il poeta arde dal desiderio di “perdersi nel suo respiro”, ovvero di diventare con lui una sola cosa. L’ideale sponsale dell’amore umano impresso da Dio nel cuore di ogni uomo e donna (cf. Gen 2,24), sembra realizzarsi qui a livello spirituale ed estetico tra Dio e il poeta. E chi più dello Spirito può realizzare questa unità? Ma per quanto sublime al poeta non basta vivere questa “follia” d’amore solo per qualche attimo. Egli desidera estenderla a tutta la sua esistenza “e rimaner così: / d’incanto, / fino all’alba, / per tutta questa / notte di follia / che la vita”.

 

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