Come una ciotola
- don luigi
- 14 mag
- Tempo di lettura: 2 min
Cenacolo poetico

Come una ciotola
Come una ciotola
elevo le mie mani
al cielo,
la sera.
Non sempre Dio
vi trova qualcosa;
spesso solo
il mio nulla,
e non di rado
neppure le mani;
le stesse
che lui mi tende
ogni sera,
colme d’amore,
… per me.
Luigi Razzano
Iconologia poetica

Come una ciotola è il titolo di questa poesia, che presenta tutti i connotati di una preghiera. E non è difficile immaginare la forma delle mani con cui il poeta è solito rivolgersi a Dio, al termine della sua giornata, quando rovistando tra le mani qualcosa da offrire al Signore, s’accorge di ritrovarle vuote e affaticate, e “non di rado” di non avere “neppure le mani” con cui elevare a Dio la sua preghiera. Ma quello che può apparire un limite si rivela improvvisamente come un atto di straordinaria generosità divina: le mani con cui il poeta pensava di offrire a Dio il “suo nulla”, sono in realtà quelle di Dio, con cui lui dona il “suo amore” al poeta. Questo gesto, tuttavia, è suscettibile anche di un’altra interpretazione: le mani di cui parla il poeta sono effettivamente le sue, sostenute però da quelle di Dio, che alla maniera di una madre, insegna al proprio figlio a pregare, suggerendogli non solo le parole, ma educandolo anche a imitare i gesti. Una sorta di sostituzione vicaria che sembra parafrasare il passo paolino che dice: “Non sono più io che prego, ma Cristo in me” (cf. Gal 2,20).
Come non cogliere in questa immagine quella a cui allude sempre lo stesso Paolo: “Quando sono debole, è allora che sono forte” (2Cor 12,10), come a voler dire: quando non ho più nulla di mio da donare a Dio, è allora che Dio si fa dono d’amore per me. Il “nulla” del poeta si trasforma così nel “nulla d’amore di Dio”. Ciascuno svuotando se stesso consente all’altro di essere pienamente se stesso. Una kenosi d’amore, dunque. La stessa che anima l’evento incarnativo di Dio durante la sua progressiva umanizzazione nel mondo (cf. Fil 2,5-11). La “ciotola” diventa così simbolo dell’umanità attraverso la quale Dio fa dono di sé al mondo; e al contempo della preghiera con cui il poeta eleva a Dio la propria umanità.




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