È l’amore
- don luigi
- 29 mag 2024
- Tempo di lettura: 4 min
Cenacolo poetico

È l’amore
Un fremito,
una passione che m’invade,
poi l’incanto
che si tramuta in estasi:
è l’amore!
Ed io
tra le braccia dell’amata
in un cielo
senza più confini.
Luigi Razzano
Iconologia poetica
Non è facile dire l’amore, eppure questa poesia ne esprime la dinamica in modo essenziale, con parole brevi che sembrano macchie di colore impressioniste, tanto da evocare quel vortice impetuoso con cui, in certe circostanze, esso irrompe nella nostra vita. “Fremito”, “passione”, “incanto”, “estasi”: quattro parole per tratteggiare quelle fasi evolutive che precedono la sua esplosione estatica “in un cielo / senza più confini”.
Ad una lettura immediata questo fraseggio potrebbe dare adito alla forma erotica dell’amore. E in effetti ci sono tutte le prerogative per una simile interpretazione. Ma la sua declinazione non appare del tutto diversa dall’amore mistico, tipico di quei contemplativi che vengono fatti oggetto dell’amore divino. Il loro coinvolgimento personale è tale da entrare in uno stato psichico di sospensione ed elevazione della mente, definibile in termine di “estasi”, letteralmente “essere fuori di sé”. Si tratta di un rapimento spirituale dove il partner è Dio, o l’uomo a seconda del punto di vista, ma che in ogni caso vengono coinvolti in una comunione d’amore, che li porta a perdersi l’uno nell’altro, come quella descritta da Santa Teresa d’Avila nella sua Autobiografia, XXIX, 13. Esperienza che viene magistralmente rappresentata da G.L. Bernini nel celebre gruppo scultoreo: Estasi di Santa Teresa d’Avila, dove la santa viene colta nel momento in cui è trafitta dal dardo infuocato dell’amore divino, delicatamente scagliato dal Cherubino che le sta accanto. La mistica appare completamente abbandonata all’azione dello Spirito in lei, e il viso ne esprime in modo emblematico il trasporto fisico, emotivo e spirituale, tanto che, osservandola, sembra di essere attratti e trasportati personalmente in quel cielo d’amore che traspare dal suo sguardo. Ai puritani questo gruppo appare fortemente erotico, tanto l’espressione del volto della santa è simile a quella che affiora sul volto degli amanti, durante il momento più intenso del piacere fisico, eppure nessuno può negare le affinità tra queste due forme d’amore, come attesta l’altra grande opera dal sapore proibito – com’è stata ritenuta da molti nel corso della storia – qual è il Cantico dei Cantici, dove amore “erotico” e amore “mistico” si interfacciano come due espressioni dello stesso amore. I protagonisti qui rappresentati, sebbene costituiscano un’allegoria di Dio e il suo popolo, sono comunque due giovani che si rincorrono a vicenda, animati come sono, dalla stessa ardente passione. I due si scambiano reciproche manifestazioni d’affetto con espressioni così tenere e sensuali, che l’autore biblico non esita a lasciar trasparire tonalità fortemente erotiche, al punto che non sempre è facile scindere il significato letterale da quello allegorico, benché i due aspetti non siano affatto in contrapposizione. Ne scaturisce una vera e propria trasfigurazione dell’amore umano, da lasciarlo intendere come luogo manifestativo dell’amore che Dio nutre per ciascuno di noi.
Questa narrazione letteraria così delicata e passionale, potrebbe darci l’idea di una forma d’amore lontana dalla nostra mentalità culturale, abituati come siamo a consumare tutto ciò che diventa oggetto del nostro desiderio, amore compreso. E, invece, essa non fa che richiamare alla memoria l’immagine di un amore autentico e tenero, così smisurato e sublime da sfuggire alla brama di possesso, anche di coloro che si ritengono esperti della sua pratica. L’amore ci avvolge, ci precede e ci accompagna, alla maniera di Dio, come ci suggerisce la nota espressione poetica, citata da Paolo nel libro degli Atti: “In Dio viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (cf. At 17,28). In realtà, non solo noi, ma il cosmo intero sussiste nell’amore che la vita stessa si nutre della sua forza creativa e autorigenerativa. L’amore è una forza primordiale e perciò stessa antinomica, capace cioè di distruggerci e sublimarci, annichilirci e santificarci, intrisa com’è di quell’energia creativa che è la vita. Forte come la morte è l’amore, ardente come il fuoco sono le sue vampe, impetuosi come il mare sono i suoi flutti, ribadisce a più riprese l’autore del Cantico dei Cantici (cf. Ct 8,6-7), e come tale è difficile resistergli, come difficile è resistere alla vita. Già, perché l’amore è vita e chi ama vive! E come la vita anche l’amore è un dono che va accolto e vissuto in pienezza, con tutti i rischi che la sua avventura comporta.
Sebbene la vita ci riserva tante esperienze amare e dure, mi piace immaginarmi posato nella vita dall’amore di un Qualcuno che ci custodisce e ci plasma con la libertà della sua verità, in modo silenzioso e discreto, e di tanto in tanto ci suggerisce il senso della vita, come quei suggeritori di una volta sotto il cupolino, che sussurravano agli attori le battute dei loro copioni. Anche noi, e oggi forse più che mai, abbiamo bisogno di qualcuno che ci suggerisce non tanto le battute, ma a fare memoria dell’amore nel quale “viviamo, ci muoviamo ed esistiamo”, per vivere in pienezza questa vita, con la stessa intensità mistica che sperimenta l’amante tra “le braccia dell’amata” verso “un cielo / senza più confini”.




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