6 Gennaio 2023 - Anno A - Epifania del Signore
- don luigi
- 5 gen 2023
- Tempo di lettura: 6 min
Is 60,1-6; Sal 71; Ef 3,2-3.5-6; Mt 2,1-12
I Magi: simbolo di una ricerca autentica e onesta della verità

Ripercorrendo a volo d’uccello tutti i brani biblici che la Chiesa ci ha proposto dall’inizio dell’Avvento fino all’Epifania prendiamo atto di un crescente rivelativo del mistero di Dio nel mondo, durante il quale assistiamo ad un progressivo dischiudersi dell’evento incarnativo di Cristo. Ed è interessante notare come la liturgia Cattolica, sulla base di quella Orientale, sviluppi ulteriormente questo disegno rivelativo di Dio, con gli episodi evangelici del Battesimo di Cristo (cf. Mt 3,13-17) e con quello delle Nozze di Cana (cf. Gv 2,1-11). In realtà come Giovanni mette bene in evidenza con la sua ‘teologia dei segni’, la rivelazione del disegno d’amore di Dio raggiunge la sua pienezza nella manifestazione della croce di Cristo. Pertanto con l’Epifania si chiude il ciclo rivelativo del Dio Padre e si apre quello manifestativo di Cristo Figlio.
La chiave di lettura dunque di tutta questa liturgia della Parola è: rivelazione: che nel presente contesto liturgico viene definita in termini di epifania (dal greco epipháneia che significa “apparizione”). Tale termine oltre a sottolineare il carattere manifestativo evidenzia anche quello glorioso, caratterizzato dallo splendore che promana dalla luce divina. Essa irraggia e inonda l’uomo rendendolo partecipe della vita di Dio, per mezzo di Cristo. In questa prospettiva diventa particolarmente significativo il Prologo di Giovanni 1,1-18, che in diverse circostanze abbiamo avuto modo di leggere in questo periodo, e più specificamente alcuni suoi versetti come: “Dio nessuno lo ha mai visto, il Figlio unigenito che è Dio ed è nel seno del Padre è lui che lo ha rivelato” (Gv 1,18). Cristo, dunque, viene presentato come la pienezza della rivelazione divina, nel quale il disegno salvifico di Dio trova il suo compimento: “Tutto” - infatti – “è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste” (Gv, 1,3). Anche il tema della luce offre un contributo notevole alla comprensione del termine epifania: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9); “La vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre” (Gv 1,4-5).
Lo stesso tema trova corrispondenza col brano di Isaia: “Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te” (Is 60,1); “Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere” (Is 60,3). Il brano di Isaia si rivela particolarmente appropriato per sviscerare ulteriormente il nostro argomento: oltre ai re egli parla di “figli (che) vengono da lontano e figlie (che) vengono portate in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te, verrà a te la ricchezza delle genti. Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore” (Is 60,4-6). Tutta una simbologia personificata che allude all’universalità della salvezza alla quale sono chiamati tutti i popoli.
Si tratta di un disegno sapienziale misterioso che Dio, come afferma Paolo nella sua lettera agli Efesini, non esita a rendere noto agli apostoli attraverso Cristo e per mezzo dello Spirito, che a loro volta vengono inviati ad annunciarlo a tutti i popoli. Ognuno infatti è chiamato a condividere la stessa eredità di Cristo, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipe della stessa promessa per mezzo del vangelo (cf. Ef 3, 2-6).
Il culmine di tutto questo percorso manifestativo viene simboleggiato ed espresso dai misteriosi personaggi che l’evangelista Matteo definisce Magi. Al di là della loro reale identità storica, ancora ignota a noi nonostante la ricerca esegetica, i Magi acquistano in questo contesto un significato simbolico. In questo senso la loro presenza allude a coloro che sulla base di una ricerca esistenziale, svolta con umiltà e onestà intellettiva e spirituale, giungono al riconoscimento e all’incontro personale col Verbo di Dio nella storia, e quindi alla comprensione di quella verità che fonda e dà senso alla loro vita personale, umana e cosmica. I Magi diventano così l’immagine di chi ha ancora il coraggio di lasciarsi interpellare dalla misteriosa presenza di Dio nel creato e di chi non fa mistero d’integrare la propria ricerca razionale o scientifica che sia, con quella della fede, consapevole che la verità, ovvero la ragione che governa il cosmo intero, è nell’unità di tutti i saperi umani che pur distinti tra loro convergono nell’unità di Cristo in Dio. Per questo motivo in lui confluiscono i due movimenti della ricerca: quello dell’uomo verso Dio e quello di Dio verso l’uomo. Anche se apparentemente la ricerca di Dio sembra avere la sua origine nel desiderio umano, in realtà essa è originata dallo stesso Dio che suscita nell’uomo il desiderio di ascoltarlo, vederlo, conoscerlo e incontrarlo. È Dio che facendosi prossimo in Cristo rende partecipe l’uomo della sua vita intima. La stessa Stella, dunque, che conduce misteriosamente il cammino dei Magi verso il Bambino Gesù, altro non è che la Sapienza di Dio che si dischiude alla mente umana e la rende capace di accogliere la verità “tutta intera” (Gv 16,13), che consiste nella relazione vitale e interpersonale tra il Padre e il Figlio nello Spirito Santo.
Non è facile disegnare l’orbita che questa Stella traccia negli abissi della nostra ignoranza, per descrivere il modo con cui essa ci conduce alla conoscenza della verità e a riconoscerla nelle umili sembianze del Bambino Gesù, ma è proprio in questa misteriosa avventura spirituale che si manifesta la nostra docilità all’azione dello Spirito, il cui scopo è quello di aprire lo scrigno della nostra mente all’intelligenza della Parola di Dio. Per questa ragione i Magi sono anche simbolo dell’universalità della salvezza: indipendentemente dall’area geografica e dell’identità culturale o religiosa di provenienza, Dio offre a quanti la chiedono la sua salvezza.
Una ricerca, dunque, quella espressa dai Magi tutt’altro che idilliaca. Al contrario essa è costellata da incertezze, dubbi, smarrimenti, impedimenti, ostacoli d’ogni genere. Essa infatti, al di là della cornice magica di cui siamo soliti rivestire l’identità dei Magi, è intrisa di difficoltà che si susseguono e si moltiplicano man mano che essi si avvicinano alla meta. Erode diventa così il simbolo della resistenza umana che non solo impedisce, ma si impegna perfino a cancellare la verità di Dio dentro di noi. E lo fa creando morte e distruzione, senza scrupoli. La sua diventa una resistenza e una strategia di occultamento, che solo i puri di cuore riescono a smascherare, come dice Gesù nel Discorso della montagna: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Mt 5,8). Gli stessi scribi, per quanto esperti di Scritture, si limitano all’attesa del Messia, senza farla sfociare nell’incontro personale con Cristo, incapaci di riconoscere in lui la presenza viva e vera di Dio. Ed è paradossale che la loro conoscenze delle Scritture non superi l’ignoranza di Erode. Così mentre gli scribi, rimangono chiusi e indifferenti all’evento che si stava dischiudendo dinanzi ai loro occhi, i Magi, pur non disponendo di una conoscenza scritturistica, giungono alla conoscenza della verità, grazie alla loro fedeltà alla Stella, che sin dall’inizio aveva guidato il loro cammino.
Più che mai attuale, perciò, la simbologia dei Magi, specie in un contesto culturale come il nostro dove molto spesso “ragione e fede” vengono contrapposte l’una all’altra, come fossero due dinamiche che si escludono a vicenda, mentre invece sono perfettamente complementari, capaci di interagire e integrarsi l’una nell’altra, in vista della conoscenza dell’unica verità. Ciascuno di noi ha bisogno di prestare fede ai dati parziali della verità e di metterli a disposizione di coloro che, pur disponendo di una metodologia d’indagine diversa, sono comunque tesi alla conoscenza della stessa verità. Ciò che divide non è la verità, ma la logica conflittuale che anima la nostra ricerca, specie quando questa è condizionata dai sentimenti di invidia e gelosia. Pertanto si rivela determinate la beatitudine dei “poveri in spirito” (Mt 5,3), ovvero di coloro che vivono la conoscenza non come una forma di discriminazione sociale e culturale o come un termine di confronto personale, ma come un dono a disposizione di tutti, dal quale ognuno può attingere la Sapienza della vita. Non c’è altro scopo della conoscenza se non quello di giungere alla pienezza della vita. E chi è Cristo se non la pienezza della vita eterna? Ecco il senso che Matteo sembra suggerirci con la presenza dei Magi in questo evento epifanico di Dio.




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