01 Gennaio 2021 - Maria Santissima Madre di Dio - Anno B
- don luigi
- 1 gen 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Nm 6, 22-27; Sal 66; Gl 4, 4-7; Lc 2, 16-21
La maternità ecclesiale

Dopo aver celebrato il grande evento del Natale e meditato sulla Famiglia di Nazaret, la Chiesa ci invita a soffermare la nostra attenzione su un altro grande mistero: la Divina Maternità di Maria. Un tema ricco di risvolti spirituali, specie per chi coglie in esso il segreto della maternità ecclesiale, ovvero di quella forma di vita spirituale capace di generare i “figli di Dio” nella Chiesa.
Vorrei cogliere quest’occasione per ripercorrere, insieme a voi, quel cammino attraverso il quale Dio conduce Maria a compiere il passaggio dalla maternità “divina” a quella spirituale e noi a tradurla in quella ecclesiale. Come lei anche noi vogliamo imparare a “fare Chiesa”, a generare cioè relazioni trinitarie tra le persone nel vissuto quotidiano. Lo facciamo seguendola lungo quelle tappe che caratterizzano i Vangeli dell’Infanzia, ovvero quei capitoli nei quali Maria viene ritratta nell’intimità della sua vita familiare, attraverso quegli episodi che ci hanno insegnato a conoscerla un po’ più da vicino, come: l’Annunciazione, la Visitazione, la Natività, l’Adorazione dei pastori e dei Magi, la Presentazione al Tempio, lo smarrimento e il ritrovamento del figlio Gesù tra i dottori della legge fino all’episodio che segna la svolta decisiva della sua maternità ecclesiale: la Consegna sotto la croce.
Vi propongo di raccogliere questi brani, rileggerli e meditarli in modo tale da tracciare un percorso mariano attraverso il quale imparare a lasciarvi guidare dallo stesso Spirito che ha operato in lei. Sforzandovi di riconoscere la sua azione anche là dove non viene chiaramente espressa dall’evangelista. Più che un commento omiletico, dunque, vi propongo un’operazione, come avrete già immaginato, alquanto inconsueta e impegnativa, che vi coinvolgerà in uno sforzo meditativo notevole, ma che sono certo proficuo e salutare per la vostra fede. Magari alcuni di voi troveranno difficoltà e saranno tentati di rinunciarvi. Prima di arrendervi ricordatevi, però, di quando avete incominciato a camminare, parlare e scrivere. Oggi siete il risultato di tutti quei sforzi compiuti durante l’infanzia. Immaginate cosa potrà accadere se imparate ad amare.
L’amore vi insegnerà a riconoscere la presenza discreta e misteriosa dello Spirito, perfino nelle circostanze apparentemente più critiche della vostra vita spirituale, personale ed ecclesiale. Si tratterà perciò di affinare la vista e imparare a scorgere la presenza dello Spirito dovunque. Consapevoli che egli opera nascondendosi dietro il silenzio di Dio, e ciò necessita da parte vostra l’acquisizione del suo stesso linguaggio comunicativo. Il silenzio costituisce il luogo e il criterio per sentirne il respiro. Da qui l’importanza di imparare a leggere i brani facendo vibrare le corde della vostro spirito, così da far risuonare la sua voce dentro di voi. Una simile metodologia meditativa è alla base di ogni attività spirituale che si sforza di tradurre in vita ciò che lo Spirito suscita alla vostra intelligenza spirituale. Sant’Efrem dice che Maria è stata fecondata dallo Spirito attraverso l’orecchio, come a sottolineare la sua azione delicata e discreta. Egli posa in noi il seme della Parola di Dio, attraverso tre fondamentali operazioni: ascoltare, custodire e meditare. Per esprimere tale azione la Scrittura usa una bellissima espressione: “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra” (Lc 1, 35). Sono espressioni delicatissime per dire che lo Spirito opera senza stravolgere, anzi trasfigurando dall’interno le persone, un po’ come avviene col fiore quando viene impollinato dall’ape, la quale feconda lasciando intatti le corolle su cui si posa.
Su due episodi vi propongo di soffermare, in modo particolare, la vostra attenzione: la Presentazione al Tempio e la Consegna sotto la croce. Qui Maria ha la conferma che il suo destino è profondamente intrecciato con quello del figlio, qui comincia quel processo di spossessamento del figlio che dà origine alla sua maternità ecclesiale. Fino ad ora lei aveva insegnato a Gesù ad essere figlio, ora Gesù la educa ad essere madre, madre della Chiesa. Un passaggio doloroso questo, ma necessario per chiunque decide di giungere alla maternità spirituale. Un passaggio che prevede la stessa azione trasfigurativa compiuta da Gesù alle Nozze di Cana (Gv 2, 1-12), quando trasformò l’amore umano degli sposi in amore divino. È questo amore che ci insegna a cogliere in profondità le parole di Gesù “Chi è mia madre? … ecco, mia madre è colui che fa la volontà di Dio” (cf. Mc 3, 33-35; Mt 12, 46-50; Lc 8, 19-21).
Vorrei concludere con un augurio che vi esprimo attraverso questo aneddoto:
La soglia del tempo
“Cos’è l’eternità?”,
chiese il discepolo all’ultima lezione sul tempo.
“E’ l’attimo in cui ami”,
gli rispose il maestro.
“E l’amore?”
Gli replicò, come d’istinto, il discepolo.
“L’amore è …”.
Si fermò per un attimo,
come a voler far memoria d’un segreto,
e poi riprese:
“L’amore è la soglia da varcare
per accedere all’eternità”,
gli ribadì con enfasi il maestro.
E subito, allargando lo sguardo su tutti i discepoli,
replicò:
“L’augurio che vi faccio,
è che ciascuno di voi impari a varcare
la soglia di ogni anno della vita
amando
così da gustare, già nell’oggi,
l’eternità di Dio.




Commenti